Corps Femenin. L'avant garde de Jean Duc de Berry
Ferrara Ensemble





medieval.org
Arcana A 355
chiesa di St. Germanus, Seewen (Suiza)
marzo de 2000 (#3, 4, 5, 6, 8, 11, 12)
diciembre 2008 (#2, 7, 9, 10)
febrero de 2009 (#1)







1. RODERICUS. Angelorum psalat tripudium      [5:48]
soprano, tenore


2. Principio di Virtu      [6:43]
guittern


3. SENLECHES. Fuions de ci fuions povre compaigne   [9:13]
alto, arpa 1, viola d'arco 1
4. GUIDO. Or voit tout en aventure   [2:39]
dulce melos, liuto

5. TREBOR. Passerose de beauté la noble flour   [9:37]
alto, 2 viole d'arco
6. Medee fu en amer veritable   [6:16]
mezzosoprano 1, 2 viole d'arco

7. SENLECHES. Tel me voit et me regarde   [3:45]
mezzosoprano 2, baritono, arpa 2


8. TREBOR. Quant joyne cuer en may est amoureux   [8:05]
alto, liuto, viola d'arco 1

9. SENLECHES. Corps femenin par vertu de nature   [3:03]
arpa 2, guittern

10. SOLAGE. Calextone qui fut dame darouse   [3:25]
mezzosoprano 2, baritono, liuto

11. Passerose flours excellente   [0:53]
dulce melos, liuto

12. Magister EGIDIUS AUGUSTINUS. Roses et lis ay veu en une flour   [8:03]
alto, 2 viole d'arco







Ferrara Ensemble

2000: #3, 4, 5, 6, 8, 11, 12
Miriam Andersen , mezzosoprano·1 - #6, arpa·1 - #3
Randall Cook, viola d'arco·1 - #3 · 5 · 6 · 8 · 12   
Jessica Marshall, viola d'arco - #5 · 6 · 12
Lena-Susanne Norin, alto - #3 · 5 · 8 · 12
Karl-Heinz Schickhaus, dulce melos - #4 · 11
Crawford Young, liuto - #4 · 8 · 11

2008: #2, 7, 9, 10
Masako Art, arpa·2 - #7 · 9
Raitis Grigalis, baritono - #7 · 10
Els Janssens, mezzosoprano·2 - #7 · 10
Crawford Young, gittern #2 · 9, liuto - #10


2009: #1
Eve Kopli, soprano - #1
Eric Mentzel, tenore - #1


Direzione e arrangiamenti, Crawford Young




In memoriam

Questo disco è dedicato alla memoria di tre compagni ed amici il cui spirito e la cui musica
rimangono con quanti di noi vivono ancora quaggiù:

John Fleagle (morto nel 1999)
Karl-Ernst Schroder (morto nel 2003)
Karlheinz Schickhaus (morto nel 2007)

Ciascuno, a suo modo, è stato un grandissimo musicista
che ha lasciato un'impronta molto profonda
nel campo della musica antica.

Io ho lavorato con John nel Project Ars Nova (PAN),
con Charlie come membro di un duo di liuto
e con Karlheinz nel Ferrara Ensemble.

Il suono del dulcimer di Karlheinz era parte integrante
di numerosi dischi e concerti del Ferrara Ensemble
e continuerà a lasciare un segno profondo
tra gli studenti di musica medievale ovunque essi si trovino.





La corte di un collezionista


Se Dante avesse scritto l'Inferno all'inizio del XV secolo, la sua opera avrebbe incluso, almeno in parte, una differente galleria di personaggi. Per esempio, nei gironi infernali si sarebbe potuto benissimo incontrare l'illustre Jean de Berry (1340-1416), collezionista di ogni oggetto considerato bello, esotico e raro, noto altresì per la sua insaziabile avidità e materialistica ingordigia. Il celebre duca di Valois passó una vita intera ad acquistare oggetti preziosi, come i suoi notissimi Libri d'Ore tanto ammirati dai cultori di miniature del periodo tardo gotico. I nostri occhi possono ancora gustare quelle splendide immagini, ancora vibranti nei colori, ma purtroppo ormai ci sfugge il suono della musica che a Jean de Berry dava un piacere auditivo cosi raffinato.

Da giovane, Jean si dilettò di musica e poesia. Fu anche amico di uno dei maggiori poeti e musicisti di Francia, Guillaume de Machaut, di circa quarant'anni più anziano rispetto a lui. Nel 1360 Machaut scrisse Il libro della fontana d'amore come poema di consolazione per Jean, allora tenuto ostaggio in Inghilterra a garanzia di suo padre, il re di Francia Giovanni II il Buono. Mentre è risaputo che il duca di Berry spese una fortuna nell'ingaggio di musici e nella costruzione di organi e di altri strumenti, manta la prova diretta di un suo gruppo stabile di musicisti. Dal 1372 la cappella di palazzo era composta da sette uomini e due ragazzi cantori. Nel 1383 tre menestrelli — Raynaldinus de Compenya, Peraylardus e Bauderius — accompagnarono il duca in visita alla corte d'Aragona. I testi poetici delle composizioni di Solage, Trebor, Magister Egidius e degli altri presuppongono quanto meno opere commissionate dal duca o scritte per particolari avvenimenti della sua vita (i cui dettagli saranno descritti più avanti). Documenti d'archivio di epoca più tarda presentano svariati nomi di musicisti al servizio di Jean de Berry — la maggior parte dei quali erano legati alla S.te Chapelle di Bourges, fondata dallo stesso Jean de Berry nel 1405 — tra cui Jean Vaillant, Charité, Johannes Césaris, Pierre Fontaine, Johannes de Bosco, Guillaume LeGrant, Paullet e Johannes Rogerii de Watignies. Jean occupava una posizione unica come mecenate di musica, poiché il suo dominio relativamente lungo
di 56 anni attraversò tre diverse fasi (si sarebbe tentati di dire 'generazioni') di stile musicale francese: le autorevoli formes-fixes di Machaut, il gusto iper-raffinato dell'Ars subtilior al centro di questo programma, e la più semplice e soave musica dei polifonisti che precedettero Dufay. In realtà I'arco della sua vita abbraccia uno dei periodi più drammatici di tutta la storia della musica europea.

Questo disco, assieme ai precedenti album del Ferrara Ensemble, esplora brani vocali che possono essere stati composti per specifici avvenimenti nella vita del duca o scritti da compositori attivi nella sua cerchia. Il secondo matrimonio di Jean de Berry (con Jeanne de Boulogne nel 1389, essendo la sua prima moglie Jeanne d'Armagnac scomparsa l'anno precedente) può aver dato l'occasione per tre delle ballate qui incluse, due di Trebor, «Passerose de beauté la noble flour» e «Quant joyne cuer en may est amoureux», una di Magister Egidius, «Roses et lis ayveu en une flour». Il matrimonio del figlio del duca, anch'egli di nome Jean, con Caterina di Francia nel 1386 è stato invece proposto come occasione di Calextone e di Corps femenin, poiché il nome 'Cathelline' si trova in entrambi i testi ed entrambe le composizioni provengono dalla penna di Solage, l'unico compositore ad aver scritto un brano che nomini in modo esplicito Jean de Berry («S'aincy estoit que ne feust la noblesce» di Solage, nel Cd del Ferrara Ensemble Fleurs des vertus, Arcana). L'istampitta Principio di virtù è sicuramente un gioco di parole sul governatore Giangaleazzo Visconti (1351-1402), divenuto Conte di Virtù nel 1360 grazie al matrimonio con Isabella di Valois, i cui territori includevano Vertus nella Champagne. A prescindere dal fatto che il Visconti abbia conosciuto e apprezzato o meno questo pezzo, è interessante che esso si trovi all'interno di una raccolta di musica vocale proveniente dalla Firenze antiviscontea: il noto manoscritto di Londra, che verosimilmente avrebbe potuto costituire l'antologia di una confraternita fiorentina di Laudesi come Orsamichele. Jean de Berry potrebbe o meno aver ascoltato lo stesso Principio, ma non sarebbe stato estraneo a questo genere di musica così labirintico. «Medée fu en amer veritable» è un affascinante componimento che richiama la nostra attenzione su questioni di musica ficta e sulla marcata dissonanza nella parte del contratenor, qui concepita come un riflesso diretto della tensione del testo poetico. La ballade «Or voit tout en aventure» è attribuita a 'Guido', forse Guido de Lange, un ecclesiastico parigino che fu cantore papale adAvignone nei tardi anni '70 del Trecento. Dei due superstiti componimenti di Guido ci colpiscono almeno due fatti: innanzi tutto, i suoi pezzi sono pedagogicamente dimostrativi e condividono le inusuali forme di semiminima di «Angelorum psalat tripudium», mettendo in relazione le due opere almeno sotto questo aspetto; in secondo luogo, un ulteriore possibile collegamento con questo musico è rappresentato da Jacob Senleches, il cui virelai «Tel me voit et me regarde» pub essere stato scritto proprio in omaggio a Guido, suo presunto maestro. Senleches compose anche «Fuions de ci, filions, povre compaigne» sulla morte della regina Eleonora d'Aragona nel 1382. Egli entrò al servizio del cardinal Pedro de Luna nel 1383 e probabilmente divenne un collega del compositore di «Angelorum psalat» come vedremo più avanti.

La storia della ballade a due voci su testo in latino «Angelorum psalat tripudium» è un racconto intrigante di per sé. A livello superficiale si tratta di un esplorazione dei significati delle nuove forme di note; e oltre alla somiglianza con le semiminime di Guido, l'opera presenta analogie notazionali con le composizioni di Senleches. L'unica fonte di questo pezzo nomina il compositore come 'Suciredor' che corrisponde a `Rodericus' scritto al contrario. Finora non è emerso nessun compositore con questo nome, ma per un'ipotetica proposta d'identità si potrebbe pensare a Johannes Rogerii de Watignies. Nato a Cambrai, Rogerii dal 1378 risulta attivo come canonico a Reims, membro della cappella di Cambrai e sacerdote della cappella del cardinal Pedro de Luna. Nel 1384-5 pare sia stato al servizio della cappella del duca Giovanni di Girona. Nel 1391 si uni alla cappella del duca di Borgogna Filippo l'Ardito e nel 1394 lo ritroviamo al servizio di Pedro de Luna, all'epoca divenuto papa Benedetto XIII ad Avignone. Nello stesso tempo egli era canonico a Saint-Donatien in Bruges, ma anche a Saint-Symphorien in Reims e a Saint-Eloi in Ferrières-en-Gatinais. Nel 1395 fu eletto canonico nella cattedrale di Laon. In un documento del 1395 Rogerii si presenta come membro della cappella della corte papale e del duca Filippo di Borgogna. In aggiunta ai suoi numerosi benefici nel 1396 diventa canonico ad Amiens, ma evidentemente era ancora in contatto con la cappella papale di Avignone e con la corte borgognona. Nel 1398 acquista case a Parigi e ad Amiens. Nel 1403 il suo nome compare nella lista dei cantori della cappella di Benedetto XIII e forse di Jean de Berry dopo la morte del duca Filippo nel 1404. Le ultime notizie su Rogerii risalgono al 1414-15, quando il suo nome appare nella cappella del duca Louis de Guyenne.

Rogerii potrebbe avere avuto tra i suoi colleghi compositore: Senleches, anch'egli attivo nella cappella di Pedro de Luna (ma non è chiaro se entrambi i musicisti vi furono impiegati negli stessi anni); Hasprois, cantore nella cappella di Benedetto XIII nel 1403 e autore dell'unica altra ballade a due voci nel manoscritto contenente Angelorum, cioè «Puisque je suis fumeux» (opera che dal punto di vista stilistico non è molto lontana da Angelorum); Haucourt (a quanto pare più un rivale che un collega) e forse Solage. Riassumendo, le principali argomentazioni a sostegno di un'attribuzione a Rogerii sono le seguenti: 1) anzitutto, seguendo il 'gioco dell'inversione' della notazione, se si scrive 'Rogericus' (Rogerii) al contrario e se si rovescia all'ingiù l'asta della lettera 'g' il nome si trasforma in `Suciredor', come scritto nella fonte; 2) il testo mordace del componimento, con il vistoso collocamento finale della parola «innocu», potrebbe avere avuto come bersaglio il pontefice scismatico Innocenzo VII (1404-06), a maggior ragione dal punto di vista del suo rivale, papa Benedetto, per il quale Rogerii aveva lavorato poco prima dell'elezione di papa Innocenzo; 3) esistono analogie notazionali con un altro musicista del cardinal De Luna, Senleches, e con un altro cantore della cerchia avignonese negli anni '70 del Trecento, Guido; 4) infine, è improbabile che un pezzo di tale livello di sottigliezza notazionale sia stato composto da un musicista sconosciuto e non documentato; oltre tutto pare che Rogerii abbia ottenuto per una trentina d'anni benefici di più alto livello rispetto a qualsiasi altro musico che possa venire in mente fra i compositori compresi nel manoscritto di Chantilly.

Ipotesi a parte, se si prende in esame il testo di Angelorum, l'opera si trasforma una trattazione filosofico-matematica sul significato degli opposti, ossia sui valori delle note 'perfette' e 'imperfette'. Angelorum narra una storia incentrata sulla perfezione che si trasforma in imperfezione, con riferimento alla caduta degli angeli ribelli. Il significato di 'perfetto' gravita attorno al numero 3, 'imperfetto' al numero 2. La proporzione di 3:2 fornisce la chiave di volta del pezzo su molteplici piani: diversi livelli di organizzazione ritmica, armonica e (dal punto di vista simbolico) morale-spirituale. La cadenza finale, come l'apertura della composizione, presenta l'intervallo di dodicesima (quinta più ottava), ossia una consonanza perfetta nel rapporto 3:2, caso unico di cadenza finale per un componimento a due voci di quest'epoca. L'ironia del testo è sottolineata dall'intervallo finale: una risoluzione inattesa al posto dello scontato movimento da Do a Si bemolle nel tenore per raggiungere una cadenza d'ottava. Entrambe le melodie del superior e del tenor sono inconsuete per la loro ampia estensione, per i salti di carattere drammatico, per le successioni 'corrotte' e le lunghe discese del superius.




Canticum angelorum: geometria sacra in musica

Com'è noto, i Libri d'Ore di Jean de Berry contengono capolavori dell'arte visiva tardo-gotica, miniature basate su costruzioni geometriche. La caduta degli angeli ribelli poc'anzi citata a proposito di Angelorum ricorre anche in forma di miniatura nelle leggendarie Très Riches Heures. Anch'esse narrano una storia del rapporto 3:2. La forma rettangolare della miniatura è in se stessa una costruzione di rapporto 3:2, con una linea orizzontale di divisione posta a due terzi della lunghezza del rettangolo (dove si trova il gruppo di angeli-soldati, in piedi sotto Dio). Quelli che fiancheggiano l'onnipotente sono tre file di angeli seduti divisi in due gruppi, uno su ciascun lato. Dio siede sul trono entro un cerchio che simboleggia il paradiso (il cerchio è un simbolo di perfezione, usato anche per indicare i raggruppamenti ternari nella notazione musicale del Medioevo), mentre Lucifero precipita nel semicerchio dell'inferno (imperfezione; nella notazione il semicircolo indica i gruppi imperfetti di 2). Il contorno dell'immagine di Dio segue le diagonali di un pentagono inscritto nel cerchio, mentre le due file di angeli in ca-duta si dispongono lungo le diagonali di un pentagono rovesciato entro un cerchio più ampio, la cui parte superiore è delineata dalla fila più bassa degli angeli seduti. Il pentagono è di per sé collegato al rapporto 3:2 (3+2=5) e aveva un'importanza fondamentale nella geometria del Medioevo, poiché l'intersezione di qualsiasi coppia di diagonali del pentagono forma la cosiddetta Sezione Aurea (due parti stanno fra di loro come la maggiore delle due sta all'intero). Si tratta pertanto di un altro simbolo della perfezione. Costruzioni basate sul pentagono inscritto in un cerchio si trovano ovunque nelle Très Riches Heures, soprattutto nell'altra miniatura sul tema della caduta, la Caduta dell'uomo, in cui il cerchio del Paradiso terrestre forma la base della composizione.

Crawford Young, Assisi, 27 settembre 2009