El Camino de Santiago / Consort Fontegara
12th/14th-century Spanish manuscripts





medieval.org
Dynamic "2000" 2026

2000






Santiago de Compostela, Cathedral's Archives
Codex Calixtinus (12th century)
1. Iacobe sancte  [2:35]   cc 80
ab Antiquo Episcopo Beneventano editus
2. Vox nostra  [1:50]   cc 102
3. Annua gaudia  [2:51]   cc 99
4. Gaudeamus  [4:02]   cc 86
a Sancto Fortunato, Pictavensi Episcopo editus


El Escorial, Monastery's library, MS b.I.2
Cantigas de Santa Maria (13th century)
5. Ay, Santa Maria  [2:42]   CSM 79
6. O que en coita  [2:49]   CSM 245
7. Rosa da rosas  [4:07]   CSM 10


8. Sevillana  [1:49]
(s. XIV)


Montserrat, Monastery's library, reference 21v-27
Llibre Vermell (14th century)
9. O Virgo Splendens  [2:29]   LV 1
10. Stella Splendens  [5:58]   LV 2
11. Laudemus Virginem  [1:53]   LV 3
12. Splendens Ceptigera  [1:11]   LV 4
13. Los set goxts  [4:59]   LV 5
14. Cuncti simus concantentes  [2:33]   LV 6
15. Polorum regina  [5:14]   LV 7
16. Mariam, matrem virginem  [7:48]   LV 8
17. Imperayritz de la ciutat joyosa  [9:09]   LV 9
18. Ad mortem festinamus  [4:37]   LV 10









CONSORT FONTEGARA

Roberto Bolelli, voice
Andrea Carmagnola, flutes
Salvatore Dell'Atti, flutes, crumhorn
Marco Di Manno, flutes
Ugo Galasso, flutes, crumhorn, chalumeau, bombarda
Donato Sansone, voice, flutes, shawm, symphonia, daff, bendir, drum, cymbals
Gabriela Soltz, voice, flutes
Fabio Tricomi, hurdy-gurdy, harp, marranzano, flute, drum, tambourine, zarb, daff




Cover: Proteo. Computergraphics: Stefano Olcese
Cover painting: El Greco, El entierro del conde de Orgaz (1586, detail)

Recording and editing: Paolo Fedi
Recorded at Pieve di S. Giovanni Battista, Saturnana (PT), Italy,
20/22 June 1996

Special thanks to Audio Natali Hi-Fi, Monsummano T. (PT)

℗ 2000 - Produced by DYNAMIC S.r.l. Genova, Italy




English liner notes









EL CAMINO DE SANTIAGO

In ambito medievale la devozione popolare si manifesta in modo intenso e si concretizza anche in grandi spostamenti di masse da un luogo all’altro di culto. Alcuni centri in particolare diventano meta fissa di pellegrinaggio e in essi si sviluppa, più che altrove, una serie di pratiche religiose in cui la musica ha un ruolo molto importante. Se la Francia con la sua cattedrale di Notre Dame e i suoi numerosi e fecondi monasteri detiene il primato in quanto a repertorio - sia monodico sia polifonico - e a codici musicali, la Spagna non le è da meno in quanto a divulgazione della pratica musicale sacra. Tale affermazione è convalidata dal florilegio proposto in questo CD che riunisce alcune tra le testimonianze più efficaci ed illuminanti provenienti interamente da centri di ambito spagnolo importantissimi per la cristianità. Il primo di questi è senza dubbio Santiago de Compostela in Galizia in cui, anticamente, grazie all’indicazione di una stella, si diceva fosse stato scoperto il sepolcro dell’apostolo Giacomo: il luogo fu quindi chiamato campus stellae (de Compostela è la deformazione popolare del latino) e la città che si sviluppò intorno, Santiago (nome spagnolo di San Giacomo). Essa divenne presto meta di pie peregrinazioni che si intensificarono sempre più tanto da determinare la creazione del celebre camino de Santiago (che toccava le città di Santiago, Roma e Gerusalemme) che rivestì un altissimo significato per la cristianità occidentale e attraverso il quale si creò una cultura in cui la musica ebbe una parte considerevole. I pellegrini di ogni nazione - Teutoni, Franchi, Italiani - ai piedi del venerando altare di S. Giacomo, in veglia perpetua cantavano incessantemente, e, come viene descritto in un capitolo del Liber primus, alcuni suonavano cetre, altri lire, altri timpani, altri ancora flauti, zufoli, trombe, arpe, viole crotte britanniche o gallesi e cantando spesso si accompagnavano
con vari strumenti.

Il più antico testimone dei canti di pellegrinaggio a Santiago è il Codex Calixtinus risalente al XII secolo. Noto anche come Liber Santi Iacobi, fu compilato appositamente per l’uso liturgico della cattedrale e comprende le musiche per la vigilia e la festa di San Giacomo maggiore. Esso è importante non tanto perché contiene brani monodici - gregoriani o tardo gregoriani - bensì perché racchiude una ventina di composizioni polifoniche aggiunte alla fine del volume verso la metà del XII secolo consistenti in organa e conductus che costituiscono uno dei più importanti repertori di polifonia occidentale antica, e, da un punto di vista cronologico, forse il primo esempio di autentico valore artistico che ci permette di assistere alla creazione di una composizione polifonica concepita su monodie preesistenti. Se gli organa risultano costituiti da sezioni polifoniche differenziate, ora omoritmiche ora più melismatiche, i conductus rivelano una scrittura prevalentemente sillabica, nello stile del discantus, cioè con un andamento ritmico uniforme, quasi di nota contro nota, appositamente concepito per accompagnare cadenzando gli eventuali spostamenti del celebrante durante la messa.

Accanto a questa forma di espressione devozionale, nello stesso periodo si diffonde, per opera di santi, asceti e letterati, quella legata a Maria che ispira un po’ tutta la poesia dell’Europa cristiana. Essa si esprime molto efficacemente attraverso la forma della Cantiga di solito in gallego - portoghese la cui produzione assai vasta è raccolta in una serie di cancioneros tardomedievali. Tra queste le più significative e, senza ombra di dubbio, tra i più preziosi monumenti della musica e della poesia medievali, sono le Cantigas de Santa Maria non solo perché costituiscono un corpus organico, ma soprattutto perché pervenute complete di musica. Esse furono radunate e forse in parte composte da re Alfonso X (cognato di Edoardo I d’Inghilterra), che governò i regni uniti di Castiglia e di Leon dal 1252 al 1284. Egli si meritò il soprannome di el sabio (il dotto) perché fu protettore e mecenate di artisti e di musici nonché uomo di cultura e autore di testi musicali. Le Cantigas de Santa Maria (tutte raccolte nel XIII secolo) sono canti spirituali ispirati a vicende reali, immaginarie o idealizzate, di carattere prevalentemente narrativo e per la maggior parte incentrate sui miracoli compiuti dalla Vergine. Il loro andamento monodico testimonia un gusto melodico più arcaico rispetto a manifestazioni coeve di ambito francese, ma ne rivela al contempo un chiaro influsso. Le melodie sono composte in vari modi gregoriani e attingono a fonti diverse: dai contrafacta, al repertorio trobadorico o trovierico, alle forme sviluppate in Notre Dame di Parigi.

Anche il monastero benedettino di Montserrat, nella provincia di Barcellona, divenne un importante centro di pellegrinaggio grazie alla devozione popolare all’immagine della Madonna ivi venerata. Fondato agli inizi dell’XI secolo, fu quasi completamente distrutto nell’ottobre 1811 dalle truppe napoleoniche che incendiarono anche il ricchissimo archivio musicale mandando in fumo una copiosissima ed interessantissima raccolta di codici. Gli unici manoscritti, purtroppo pochi, che scamparono miracolosamente alla catastrofe si trovavano in quel momento fuori dalle mura conventuali. Tra questi c’era il Llibre Vermell nel quale si conserva una raccolta di musiche del XIII e XIV secolo alcune delle quali unica di danze sacre dell’epoca. Le danze, come si legge nelle rubriche che precedono le composizioni, erano destinate ad aiutare ed allietare i pellegrini durante le dure notti di veglia.

Mariateresa Dellaborra




EL CAMINO DE SANTIAGO

In the course of the Middle Ages popular devotion was often very intense and took the form of mass migrations from one site of cult to the other. A few centres, in particular, became the object of pilgrimages and the sources of religious practices where music played a very important role. France, with the Cathedral of Notre Dame and its many and fecund monasteries, may hold the supremacy for sheer amount of repertoire – both monodic and polyphonic – and music manuscripts; but Spain equalled it as far as propagation of the practice of sacred music. This is well shown by the programme of the present CD, which includes some of the most telling and brilliant documents originating from extremely important Spanish centres of Christianity. The foremost of such centres is indeed Santiago de Compostela, in Galicia, where, in old times, a star was said to have indicated the spot where the sepulchre of the Apostle James lay: the place was thus called campus stellae (“field of the star”, hence de Compostela, a vernacular distortion of Latin) and the city which developed around it Santiago (Spanish for St. James). It soon became the object of increasingly frequent pilgrimages, giving origin to the famous camino de Santiago, which touched the cities of Santiago, Rome and Jerusalem. The camino had great significance for Western Christianity and established a tradition in which music had a relevant role. Pilgrims from all nations – Germans, Franks, Italians - kept watch kneeling in front of St. James’s altar, singing incessantly; as described in a chapter of Liber Primus, some played lyres, others drums, flutes, flageolets, trumpets, harps, Welsh crwths (plucked or bowed lyres) with which they accompanied their singing.

The oldest document of the pilgrims’ chants in Santiago is the Codex Calixtinus dating from the 12th century. Known also as Liber Santi Iacobi, it was compiled specifically for the liturgical use in the Cathedral and features music for the eve and feast of St. James the Great. It is important not so much for its monodic pieces – Gregorian or late- Gregorian – as for the twenty-some polyphonic works – organa and conductus – added to the volume around the middle of the 12th century; they represent one of the most important repertoires of ancient Western polyphony and, from a chronological point of view, perhaps the first example of real artistic value documenting the creation of polyphonic works from pre-existing monodies. While the organa consist of diversified polyphonic parts, at times homorhythmic at others more melismatic, the conductus feature writing that is predominantly syllabic, in the style of the discantus, that is to say with all parts moving in the same rhythm – virtually note for note –, specifically conceived for accompanying the movements of the celebrant during Mass.

But also another form of devotion developed in the same period, propagated by Saints, ascetics and scholars: it was inspired by the Virgin Mary and was the source of much of the poetry of Christian Europe. That devotion took the very effective shape of the Cantiga, usually in ancient Portuguese; its very large production is collected in a series of late-Medieval cancioneros. Among its most significant examples – some of the most precious monuments of Medieval music and poetry – are the Cantigas de Santa Maria, not only because they form an organic corpus, but for having come down to us together with the music. They were collected and perhaps partly composed by king Alfonso X (brother-in-law of Edward I of England), who ruled over the joined kingdoms of Castile and Leon from 1252 to 1284. He won himself the nickname of el sabio (the learned) for his commitment as a patron of artists and musicians, and for being a cultured man and writer of musical texts. The Cantigas de Santa Maria (all collected in the 13th century) are spiritual songs inspired by real, imaginary or idealised events; they are predominantly narrative and mostly describing the Virgin’s miracles. Their monodic style reveals a melodic taste still anchored in the past compared to contemporary French works, the influence of which, at the same time, is quite clear. Melodies are written in various Gregorian styles and draw from different sources: the contrafacta, the troubadour or trouvère repertoires, and the forms which developed in Paris’s Notre Dame.

Another centre which became an important object of pilgrimages was the Benedictine monastery of Montserrat, in the province of Barcelona, where the believers came to venerate the image of the Virgin Mary there kept. Founded at the beginning of the 11th century, it was almost completely destroyed in October 1811 by Napoleon’s army, who set fire also to its rich musical archives burning very many extremely interesting manuscripts. Only a few miraculously survived the catastrophe, because at that moment they were not within the monastery’s walls. Among them is the Llibre Vermell, a collection of 13th- and 14th-century music, which includes some unique copies of period dances. Dances, as the notes preceding the compositions explain, were destined to gladden and help the pilgrims through the difficult nights of watch.

Mariateresa Dellaborra
(Translated by Daniela Pilarz)