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Opus 111 OPS 30-112
1994
1. Salterello [5:18]
London
2. Giovanni da FIRENZE. Quand' Amor
· canzone [4:56]
Frammento, edizione de Nino Pirrota, sulla base di Fétis, Histoire
générale de la musique
3. La Manfredina [2:54]
London
4. Francesco LANDINI. Ochi dolenti mie
· ballata [3:10]
Squarcialupi
5. Io son un pellegrin ·
ballata [3:12]
London
6. Magister GULIELMUS. Mille erzé, amore · ballata [2:31]
Squarcialupi
7. Lorenzo MASI. Come in sul fonte fu
preso Narciso · madrigale [9:05]
Squarcialupi
8. Incalci · toccata delle buccine [2:23]
Elaborazione de G. degli Esposti du materiali melodici tratti dalle
cacce
Tosto chè l'alba di Gherardello e A poste messe
di Lorenzo Masi
9. Donato da FIRENZE. I' ò perduto
l'albero · madrigale [3:15]
Squarcialupi
10, Chosa non è che a sé
tanto mi tiri · ballata [3:01]
London
11. Donato da FIRENZE. Giporte
miebramant · virelai senza testo [3:30]
London
12. Gherardello de FLORENTIA. De poni amor
a me · ballata [3:42]
Squarcialupi
13. Tre Fontane ·
istampita [4:31]
London
14. Francesco LANDINI. Abbonda di
virtù · ballata [3:43]
Squarcialupi
15. Salterello [3:16]
London
16. Non posso far bucato che non piova
· ballata [2:25]
London
MICROLOGUS
Patrizia Bovi, canto, arpa
Goffredo Degli Esposti, doppio flauto, cennamella
Gabriele Russo, viella, ribeca
Adolfo Broegg, liuto, chitarrino
Ulrich Pfeifer, canto
Koram Jablonko, viella
Alessandro Quarta, canto
Luigi Germini, buccine
Paolo Scatena, buccine
Giancarlo Serano, percussioni
(naccheroni, triangolo, castanette, tamburello)
Fonti:
British Library, London, Add. 29987: #1 3 5 10 11 13 15 16
Squarcialupi. Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87: #4 6 7 9 12 14
Producer: Yolanta Skura
Artistic supervision, engineer, editing: Arnaud Moral
Digital recording
Recording: San Pietro e Paolo, Ceralto (Perugia), Italy, March 1994
Cover: Lorenzo d'Alessandro, Madonna degli angeli, 1483
(detail),
Sarnano, S. Maria Assunta (D.R.)
Cover design: Jean Flye • Typesetting : Peter Vogelpoel
Ⓟ 1994 Original recording made by Opus Production, Paris
©1994 Opus Production, Paris
Réf. OPS 30-112
Ars nova fiorentina all'epoca del Boccaccio
«L'Arno, balsamo fino, le mura di Firenze inargentate, le rughe
di cristallo lastricato, fortezze alte e merlate»: così
Lapo Gianni, poeta e notaio fiorentino amico di Dante nonchè di
Cavalcanti, volle disegnare tramite immaginifiche «tinte»
poetiche i magici contorni della sua città. Certo è che
tra quelle «mura inargentate» fiori tra xiv e xv secolo una
delle più alte civiltà musicali italiane, la cosiddetta
«Ars Nova» fiorentina, che non fu soltanto un fenomeno
musicale ma anche letterario (si pensi all'influenza di Dante, Petrarca
e Boccaccio sulla poesia del Sacchetti e del Belondi) nonchè
artistico (nello scriptorium di S. Maria degli Angeli a Firenze
venne illuminato il più importante codice dell'Ars Nova
italiana, lo «Squarcialupi»).
L'ascesa del nuovo mondo mercantile e borghese, le nuove idee sulla
musica mensurale importate dalla Francia attraverso la lettura
«padovana» di Marchetto, costituiscono l'aspetto più
immediato di tale cultura avanzata e pre-rinascimentale. Musica a
più voci e profana, s'intende, che recise in modo netto gli
scarni esempi di polifonie precedenti, univoco frutto di un'
attività polifonico-ecclesiastica che ancora a distanza di tempo
mantenava (in Italia addirittura in modo estremamente semplificato)
pratiche anteriori alla scuola di Notre-Dame.
E così nel nuovo ambiente musicale fiorentino si affermò
anche la rivoluzionaria figura di intellettuale-musicus. I
compositori del periodo furono, infatti, tutti uomini di chiesa
semplici chierici o canonici, cappellani, monaci, priori e abati.
Nonostante la condizione di religiosi, però, le loro opere
furono quasi esclusivamente profane e cantarono per la maggior parte i
tormenti d'amore. Del musicista fiorentino più importante,
Francesco Landini — soprannominato per la sua cecità
«il Cieco degli organi» — che pure trascorse molti
anni in qualità di cappellano e organista di S. Lorenzo a
Firenze, non ci è pervenuta una sola composizione sacra.
Giovanni fu un eccellente organista e cantore nella primitiva
cattedrale fiorentina di S. Reparata e in questa chiesa operò
come chierico, sacerdote e cappellano anche Gherardello. Donato fu
invece monaco benedettino o carmelitano e Guglielmo (Magister
Gulielmus) monaco agostiniano. Lorenzo Masi fu canonico di S. Lorenzo a
Firenze ed appartenne allo stesso circolo di Landini, Andrea dei Servi
e Paolo da Firenze. Il suo madrigale Come in sul fonte fu preso
Narciso costituisce uno dei pochi componimenti su testo del
Boccaccio. Il tema di Narciso costituisce un evidente collegamento con
la tradizione letteraria dei classici. Esso è derivato da un
passo delle Metamorfosi di Ovidio (III, 407-510) poi ricordato
da Dante ai versi 128 del XXX canto dell'Inferno («e per
leccar lo specchio di Narcisso») e 18 del III canto del Paradiso
(«a quel ch'accese amor tra l'uomo e'l fonte»).
Il mito di Narciso costituisce anche la prova di quell' indirizzo
conservatore della cultura fiorentina tardo trecentesca che attraverso
forme artistica innovative (come la polifonia) voleva preservare la
cultura medioevale (contro l'umanesimo) e la venerazione per i
più grandi poeti come Dante, Boccaccio, Petrarca e Soldanieri
che avevano trasformato la parlata locale in un raffinato momento di
espressione artistica.
GALLIANO CILIBERTI
The Florentine Ars Nova at the time of Boccaccio
‘The Arno a fine balm, the walls of Florence silver-faced, the
streets paved with crystal, with high, crenellated fortresses’
— it was in these descriptive hues that the Florentine poet and
notary, Lapo Gianni, a friend of Dante and Cavalcanti, rendered the
magic profile of his city. Within these ‘silver-faced
walls’ there flourished in the fourteenth and fifteenth centuries
one of the highest expressions of Italian musical culture. Known as the
Florentine ‘Ars Nova’, it was not just a musical phenomenon
but also a literary one (we need only remember the influence of Dante,
Petrarch and Boccaccio on the poetry of Sacchetti and Belondi), as well
as an artistic one (the most important manuscript of the Italian Ars
Nova, the Squarcialupi codex, was illuminated in the Scriptorium of
Santa Maria degli Angeli in Florence).
The rise of the bourgeoisie, the new world of commerce and the novel
ideas on musica mensurata imported from France via the
interpretation of Marchetto of Padua constitute the most palpable
manifestations of this highly advanced pre-Renaissance culture. The
music was polyphonic and secular, and clearly departed from the meagre
attempts at polyphony that had been made until then, the sole products
of a sacred polyphonic tradition which had perpetuated — despite
the great distance in time, and in a rather simplistic form in Italy
— techniques that pre-dated the school of Notre-Dame.
It was out of this new environment that the revolutionary figure of the
intellectual musicus was to emerge. In fact these composers
were all churchmen: simple clerics, canons, chaplains, monks, priors
and abbots. Despite this, their work was nearly all secular and for the
most part dealt with the torments of love. For example, no religious
music by the most famous of the Florentine composers, Francesco Landini
— nicknamed for his blindness ‘the blind man of the
organ’ —, has come down to us, though he was for many years
chaplain and organist of San Lorenzo in Florence. Giovanni, too, was an
excellent organist and cantor in the ancient cathedral of Santa
Reparata where Gherardello was also a cleric, priest and chaplain.
Donato was a Benedictine or Carmelite monk, and Guglielmo (Magister
Gulielmus), also a monk, belonged to the Augustinian order. Lorenzo
Masi was canon of San Lorenzo in Florence and belonged to the same
circle as Landini, Andrea dei Servi and Paolo da Firenze. His madrigal Come
in sul fonte fu preso Narciso is one of the few compositions based
on texts by Boccaccio. The theme has an obvious link with classical
literary tradition, coming as it does from a passage in Ovid's Metamorphoses
(III, 407-510) which was remembered by Dante in the Inferno
(‘e per leccar lo specchio di Narcisso’ — ‘to
lick the mirror of Narcissus’; XXX, 128) and in the Paradiso
(‘a quel ch'accese amor tra l'uomo e'l fonte’ —
‘that which lit love between man and font’; III, 18).
The use of the myth of Narcissus is proof of the conservative element
in the Florentine culture of the late fourteenth century, in which,
through innovative forms such as polyphony, people sought to preserve
the culture of the Middle Ages (as opposed to humanism) and uphold
their veneration for great poets such as Dante, Boccaccio, Petrarch and
Soldanieri, all of whom had transformed the local dialect into an
expression of great artistic refinement.
GALLIANO CILIBERTI
Translation: Caterina Fitzgerald