Llibre Vermell de Montserrat / Micrologus
Canti de pellegrinaggio al Monte Serrato · XIV secolo





medieval.org
Edizioni Discografiche Micrologus

1996: CDM 0002.1
1998: CDM 0002.2
2008: CDM 0002.08.3







1. O Virgo splendens  [3:14]   LV 1
2. Stella Splendens  [6:17]   LV 2

3. A Madre de Jesu Cristo  [4:17]   Cantigas de Santa Maria   CSM 302
4. Mui grandes noit' e dia  [8:01]   Cantigas de Santa Maria   CSM 57

5. [2:31]
Laudemus Virginem   LV 3
Splendens ceptigera  LV 4
6. Ad mortem festinamus  [4:34]  LV 10

7. [3:42]
Mui gran dereit'   Cantigas de Santa Maria   CSM 52
Tanto son da gloriosa   Cantigas de Santa Maria   CSM 48

8. Polorum Regina  [4:35]  LV 7
9. Inperayritz de la ciutat joyosa  [4:21]  LV 9
10. Mariam Matrem Virginem  [3:50]  LV 8

11. Por razon tenno d'obedecer  [4:35]   Cantigas de Santa Maria   CSM 113

12. Los set goytx  [4:15]  LV 5
13. Cuncti simus concanentes  [3:09]  LV 6







MICROLOGUS

Patrizi Bovi, canto, arpa, tamburello
Adolfo Broegg, liuto, salterio
Goffredo Degli Esposti, flauto col tamburo
Gabriele Russo, viella, ribeca, cornamusa
Koram Jablonko, viella
Ulrich Pfeifer, canto, ghironda
Alessandro Pascoli, canto
Alessandro Quarta, canto

Coro:
Antonietta Bovi, Laura Cannelli, Caterina Carli, Giulia Rinaldi,
Pierluigi De Angelis, Sandro Magna, Massimo Mantovani, Roberto Boccacci, Daniele Fiorelli





Registrato da Mauro Formica - Juke Box Studio Mobile
presso la Chiesa di S. Maria in Arce, Rocca S. Angelo, Assisi, nel Dicembre 1994
Ingegnere del suono ed elettronica: Stefano Negri
Editing audio: Juke Box Studio, Perugia
Grafica e realizzazione: Adolfo Broegg
Prodotto da MICROLOGUS SRL

℗ 1996 Micrologus Ed. Disc.









Andare in pellegrinaggio al Santuario di Montserrat é oggi, come una volta, un’esperienza di forte rinnovamento spirituale. Partendo da Barcellona e dirigendosi verso l’interno, la montagna sacra di Montserrat svetta tra tutti i colli e si nota per la sua particolare forma, così diversa da quelle dei monti adiacenti. Sin dall’antichità si pensava che questo fosse un luogo magico. Per arrivare in cima c’é ancora oggi il vecchio sentiero che i pellegrini percorrevano a piedi o con l’aiuto di animali: il “camin de l’angel”, una piccola strada che parte non distante dall’ultima fonte dell’antico borgo situato ai piedi della montagna e che si arrampica snodandosi per alcuni chilometri. Naturalmente oggi si può salire con l’automobile, per una moderna strada asfaltata, oppure con la “via area”, la funivia, che giunge fino ad una stretta gola, appena un pò sotto al monastero di Montserrat; ma quell’antico sentiero, il camin de l’angel, ci ricorda, grazie al suo nome, tutto il fascino di “via” da percorrere verso la purificazione interiore, offrendo al pellegrino, durante il suo viaggio-elevazione, un panorama di grande bellezza.

Il monastero non appare subito alla vista; é nascosto tra le pieghe della montagna sacra, come se fosse contenuto in uno scrigno: é esso stesso scrigno per la preziosa statua lignea della Madonna Nera.

Ben più grande di quello medievale, ampliato in varie parti per contenere un sempre maggior numero di fedeli, fu restaurato dopo i bombardamenti della guerra napoleonica che distrussero parte dei preziosissimi codici della biblioteca.

Tra i manoscritti superstiti c’é il Llibre Vermell , il libro vermiglio, così detto per il colore della sua copertina, redatto alla fine del XIV secolo (probabilmente nel 1399), che ci documenta sui miracoli della Madonna di Monteserrat e sul pellegrinaggio alla montagna sacra.

I miracoli della Vergine Nera erano certamente già conosciuti nel secolo precedente: infatti sei delle “Cantigas de Santa Maria”, della fine del XIII secolo, ci raccontano nell’antica lingua gallego-portoghese di come la Madonna Nera di Montserrat avesse salvato delle pellegrine e dei pellegrini e miracolato sia i monaci che la stessa chiesa da furti e distruzioni. Era tale la sua fama di Vergine pietosa e riconoscente che sempre un maggior numero di pellegrini salivano fino a Lei per lodarla o per chiederle perdono. Così Montserrat divenne nel Medioevo luogo di visita per ogni pellegrino d’Europa che si recava in Spagna e che a volte raggiungeva anche la meta finale di Santiago de Compostela “lì dove finiva il mondo”. Pare che l’esplosione delle emozioni accumulate dai pellegrini durante il viaggio fosse tale che, oltre a pregare la Vergine e a pentirsi fortemente, essi cantassero e danzassero.

Il Llibre Vermell ci dice che potevano essere intonati e danzati solo quei canti devoti e rispettosi, come i dieci in esso conservati, e che si vietavano espressioni sconvenienti durante l’andata, la sosta e il ritorno dal monastero. Per preparare i pellegrini all’interno della chiesa al giusto comportamento devozionale vi erano dei pueri cantores che intonavano appositi canti, come O Virgo Splendens, Mariam Matrem, Inperayritz de la ciutat joyosa, tre polifonie di diverso stile contenute nel manoscritto.

Questi cantori avevano una notevole preparazione musicale; erano a conoscenza della polifonia colta francese e, agevolati dal fervore artistico di tutto l’ambiente Catalano-Aragonese, potevano usare un gran numero di strumenti musicali. I re stessi di quel periodo (Juan I e Martin El Humano) erano esperti musicisti e avevano sempre alla loro corte numerosi musici che andavano e venivano da Montserrat a seconda dell’importanza delle celebrazioni.

Ma, come ci documenta il Llibre Vermell, era soprattutto la possibilità data ai fedeli di cantare e di danzare a costituire il fulcro del fervore popolare: se i niños cantores potevano danzare in circolo intorno all’altare di Montserrat in un certo periodo dell’anno, ai fedeli era permesso di danzare sul sagrato della chiesa e a volte anche all’interno, utilizzando canti come Cuncti simus concanentes, Los sept goytxs, Polorum Regina e Stella splendens. Sono, queste, musiche con forti connotati popolari, semplici da cantare e da ballare in tondo, così come detta il Llibre Vermell: “ad trepudium rotundum” in latino o “a ball redon” in volgare catalano.

Per la lode e il pentimento si raccomandavano due melodie, Laudemus Virginem e Splendens Ceptigera. E’ probabile che fossero proprio questi canti ad essere utilizzati dai pellegrini durante la veglia notturna all’interno della chiesa illuminata dalle candele; sono, infatti, due facili melodie ad imitazione, (“Caça” nel manoscritto, ossia caccia), due canoni che potevano cantarsi a due o tre voci.

Infine il Llibre Vermell contiene l’unica danza macabra risalente al medioevo, Ad mortem festinamus. E’ un inno alla morte, probabilmente ispirato dalla pestilenza del 1347-48 che sconvolse l’intera Europa. Sebbene numerose siano le raffigurazioni pittoriche e le narrazioni di queste danze macabre, questo é l’unico canto a noi giunto completo di notazione musicale, il cui testo ci descrive come tutti gli uomini e tutte le “arti medievali” riconobbero la sovrana potenza della Morte.

GALLIANO CILIBERTI
Translation: Caterina Fitzgerald