Iubilum / Orientis Partibus
Canti di fede, d'amore e allegrezza al tempo di S. Francesco





medieval.org
Rara Records

1997






1. Saltarello III  [2:52]  anonimo, XIV° sec

2. Tempus est iocundum  [3:02]  Carmina Burana, XIII° sec.  CB  179

3. Saltarello II  [3:40]  anonimo, XIV° sec

4. Kalenda maya  [3:30]  Raimbaut de Vaqueiras, XIII sec°

5. VII Estampie real  [1:21]  anonimo, XIII° sec.

6. Orientis partibus  [3:20]  festum follorum, XIII° sec.

7. Gregis pastor  [2:24]  festum follorum, XIII° sec.

8. V Estampie real  [1:15]  anonimo, XIII° sec.

9. Dies festa colitur  [3:41]  conductus ad presbyterum, XII° sec.

10. Bacche bene venies  [3:20]  Carmina Burana, XIII° sec.  CB  200

11. Michi confer venditor  [1:50]  Carmina Burana, XIII° sec.  CB  s.16

12. Pax in nomine Domine  [3:15]  Marcabru, XII° sec.


Llibre Vermell de Monserrat XIV° sec.
13. Cuncti simus concanentes  [4:03]   LV  6
14. Inperayritz de la ciutat joyosa  [3:04]   LV  9
15. Stella splendens  [5:37]   LV  2
16. Mariam matrem virginem  [5:20]   LV  8
17. Ad mortem festinamus  [5:32]   LV  10


18. Chanterai por mon coraige  [2:51]  Guiot de Dijon, XII° sec.




Ensemble
Orientis Partibus

Diana BERTINI — canto, viella, ribeca
Roberto BISOGNO — liuto, citola, symphonia
Giovanni BRUGNAMI — flauti dritti, flauto traverso, gaita
Claudio BUONO — voce
Lucio SAMBUCO — viella
Marco TOSTI — voce, salterio, arpa, percussioni
Vladimiro VAGNETTI — ciaramello, flauti dritti








IUBILUM

Un viaggio musicale in un tempo, quello di San Francesco e del suo secolo, fatto di cultura, di gusti estetici, di suoni che, seppur lontani, certamente ci appartengono. Canti di fede, d’amore, d’intrattenimento, che anche Francesco di Bernardone avrà sicuramente in qualche caso ascoltato.

I 18 brani contenuti in questo CD sono un passaggio, molto sintetico, sulla musica del XIII secolo e comprende brani tratti dal repertorio goliardico dei clerici vagantes (Carmina Burana), dal repertorio trobadorico, dal Llibre Vermell de Montserrat e dalla festa dei folli.

Il cammino da percorrere per dar vita al segno musicale di questo periodo è assai impervio. Esso poggia naturalmente sulla ricerca musicologica, sulle fonti iconografiche che permettono la ricostruzione degli strumenti musicali, ma il suono? La ricerca di quel suono passa, purtroppo, per quell’inevitabile filtro dei secoli di storia che ci separano da quell’epoca e siamo consapevoli che la nostra proposta non potrà che essere una tra le tante ipotesi di verità dell’esecuzione della musica medioevale.

L’allegrezza del tempo primaverile viene festeggiata anche con il canto. "Kalenda Maya" è una canzone a ballo primaverile del trovatore Raimbaut de Vaqueiras che esprime la leggerezza e la serenità di una danza di Maggio.

Il testo riveste la melodia di un’antica estampie, forma musicale prevalentemente strumentale così come strumentale è la forma del "saltarello", musica per danza originaria dell’Italia Centrale. L’allegria e la goliardia sono anche proprie dei "Carmina Burana", monumentale raccolta di liriche profane conservata fino al 1803 nel Monastero di Benediktbuern e collocata oggi presso la Biblioteca di Stato di Monaco.

Il pellegrinaggio presso i luoghi sacri ha sempre avuto nella cristianità una notevole importanza. Tale era anche nel medioevo, è sufficiente pensare, per averne una conferma, a quanto si è combattuto per liberare la terra santa dal dominio dei turchi che ne vietava la visita ai pellegrini occidentali. Anche il monastero benedettino spagnolo di Montserrat, vicino Barcellona, fu un importante meta di pellegrinaggio per la devozione all’immagine della Madonna che vi si venera. Il "Llibre Vermell de Montserrat" conserva una raccolta di musiche dei secoli XIII e primi del XIV. Esso è il più antico documento sopravvissuto alla distruzione del santuario, avvenuta nel 1811 ad opera delle truppe francesi di Napoleone. In esso vi è indicato che i sermoni dovevano essere alternati con la preghiera ed i canti dei fedeli e che, mentre il giorno si cantava e danzava sulla piazza, la veglia notturna avveniva all’interno della chiesa sempre cantando e ballando le danze sacre.

Il rapporto con la liturgia domina spesso anche la festa musicale medioevale. Così accade per la "festa dei folli" ("festum follorum"), cerimonie che affiancavano i protocolli ufficiali della liturgia di capodanno. Nelle giornate "dei folli" era data licenza ai suddiaconi di deridere i superiori, fare a loro insulti e proclamare assurde verità contrastanti la dottrina ecclesiastica. Avveniva in queste cerimonie un capovolgimento totale dei valori e delle gerarchie; si eleggeva, nella cattedrale stessa, un "episcopus follorum" il quale celebrava un servizio divino grottesco, i suddiaconi lo accompagnavano in coro con canzoni oscene, saltando e ballando, leggendo i libri sacri a rovescio, mangiando di fronte all’altare etc. Quanto appunto di più folle la "follia" poteva azzardare ...ma solo per la durata della "festa dei folli".