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Arcana A 327
2003
01 - In su' be' fiori [2:40]
madrigale · voix 1 3 4, cornetto muto
Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Panciatichiano 26, f. 69v
02 - Posando sopra un 'acqua [4:59]
madrigale · voix 4 5, luth, flûte à bec, harpe,
orgue
Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Panciatichiano 26, f 65v-66r
03 - Lo lume vostro [4:05]
madrigale · voix 3, luth, vièle, rebec, harpe
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), 15v-16r
04 - Un bel sparver [3:11]
madrigale · voix 3 5
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f 9v-10r
05 - In verde prato [2:57]
madrigale · voix 3 4 5
Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Panciatichiano 26, f. 95 v-96r
06 - Quando vegg'io rinovellar [2:41]
madrigale · voix 3, harpe, orgue
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 9r
07 - Vestissi la cornachia [2:26]
madrigale · luth, vièle, rebec, harpe, percussion
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 20v-21r
08 - O dolce apress' un bel perlaro
[3:25]
madrigale · voix 3 4, luth, vièle, orgue
Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Panciatichiano 26, f. 62v-63r
09 - I me son un [2:28]
flûte à bec, orgue
Faenza, Biblioteca Comunale, Cod. 117
10 - I' me son un [3:05]
madrigale · voix 3 4
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 17v-18r
11 - Per sparverare [4:02]
caccia · voix 3 4 5
Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Panciatichiano 26, f. 70r
12 - Uselleto selvaggio [2:44]
caccia · voix 3 4 5, luth, orgue
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 13v
13 - Si come al canto [3:40]
madrigale · voix 1 3 4
Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Panciatichiano 26, f. 94v-95r
14 - Straccias'i panni 'n dosso
[3:15]
madrigale · voix 5, luth, rebec, harpe, orgue
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 21v
15 - Aquila Altera ~ Creatura genttile ~
Uccell di Dio [2:34]
voix 3 4 5, luth
Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Panciatichiano 26, f. 91v-92r
16 - Tanto soavemente [2:01]
madrigale · harpe, orgue
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 16v-17r
17 - Sotto l'imperio [3:39]
madrigale · voix 3 4 5
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 7v-8r
18 - Fenice 'fu e vissi [2:25]
madrigale · voix 4 5
Firenze, Bibl. Laurenziana, Palatino 87 (Squarcialupi), f. 16v-17r
19 - I' senti za [3:09]
madrigale · voix 1 3 4, flûte à bec, cornetto
muto
Paris, Bibl. Nat. Nouv. Acq. Frç. 6771 (Codex Reina), f. 11v-12r
La Reverdie
1 Claudia Caffagni, voix, luth
2 Livia Caffagni, vièle, flûtes à bec
3 Elisabetta de'Mircovich, voix, rebec
4 Raffaella de'Mircovich, voix, harpe
5 Doron David Sherwin, voix, cornetto muto, percussion,
orgue
Les Instruments
Orgue Walter Chinaglia, Cermenate (I), 2003
Luth Ivo Magherini, Bremen (D), 2003
Vièle Sandra Fadel, Valmadrera (I), 1989
Flûte à bec en sol Monika Musch (D), 2000
Rebec Paolo Zerbinatti, San Marco di Mereto di Tomba (I), 1989
Harpe Paolo Zerbinatti, San Marco di Mereto di Tomba (I), 1991
Cornetto muto Henri Gohin, Boissy l'Aillerie (F), 1991
Tambour traditionnel iranien
Enregistrement réalisé à l'Abbazia di Rosazzo
(Udine), du 6 au 10 octobre 2003,
par les soins de Charlotte Gilart de Keranflec'h
Montage numérique : Anne Decoville (Leitmotiv)
Production: Dr Richard Lorber [WDR 3] & Michel Bernstein
COPRODUCTION ARCANA WESTDEUTSCHER RUNDFUNK [WDR] KÖLN
© ARCANA CHARLOTTE & MICHEL BERNSTEIN ÉDITEURS 2005
Jacopo da Bologna
(fl. 1339-1360)
Con questo nuovo progetto monografico, la Reverdie dà suono a 18
delle 34 composizioni poetico-musicali conosciute di Jacopo da Bologna,
uno dei più prolifici rappresentanti della prima generazione
degli arsnovisti italiani.
Di Jacopo, a parte la presumibile origine bolognese dettata dal nome,
non esistono notizie biografiche dirette ma, attraverso l'analisi
testuale delle sue composizioni, è possibile ricostruire alcune
tappe della sua vita. Era infatti comune all'epoca che i musicisti
dedicassero le loro composizioni ai signori presso i quali lavoravano,
facendo riferimento nei loro testi ad avvenimenti particolarmente
significativi della vita di corte; ciò permette spesso di trarre
informazioni preziose per delineare biografie altrimenti impossibili.
Il madrigale O in Italia felice Liguria (inciso in SUS0 IN
ITALIA BELLA - A 320), composto per il battesimo dei due figli gemelli
del duca Luchino Visconti e Isabella Fieschi, avvenuto il 4 agosto
1346, testimonia un legame preciso tra il compositore e la corte
milanese nel decennio di governo del duca tra il 1339 e il 1349. Un
legame confermato anche dal madrigale Lo lume vostro, costruito
sull'acrostico LUCHINUS (come del resto il mottetto politestuale Lux
purpurata/Diligite iusticiam, inciso in SUSO IN ITALIA BELLA - A
320), in cui si menziona Isabella, sposa del duca milanese qui definita
«lucente stella»; il testo fa probabilmente riferimento a
una cospirazione antiducale da parte dei nipoti Matteo, Bernabò
e Galeazzo, che furono per questo banditi da Milano attorno alla fine
del 1346.
È probabile che Jacopo da Bologna, alla morte del mecenate
milanese, nel 1349, si sia spostato alla corte di Verona dove
lavorò per Mastino II della Scala, com'è testimoniato dal
cronachista fiorentino Filippo Villani. Nel II libro del «Liber
de origine civitatis Florentie et de eiusdem famosis civibus»
(1395-97), al capitolo XXV, dedicato ai molti musicisti fiorentini che
emersero nell'arte del comporre — con particolare riferimento a
«Francesco ceco» [Francesco Landini] — leggiamo al
paragrafo quattro:
«Johannes de Cascia, cum Martini Della Scala tiranni veronensis
atria questus gratia frequentaret et cum magistro Iacobo bononiensi
artis musice peritissimo de avis excellentia contenderet, tiranno eos
muneribus irritante, mandrialia plura sonosque multos et ballatas
intonuit mire dulcedinis et artificiosissime melodie, in quibus quam
magne, quant suavis doctrine fuerit in arte manifestavit».
Jacopo da Bologna, valentissimo nell'arte musicale, viene qui associato
alla figura di un altro noto esponente della «nuova arte»,
Giovanni da Cascia o da Firenze che — stando anche all'ordine con
cui l'opera dei due musicisti è inserita nel Codice Squarcialupi
— è probabile fosse più vecchio di lui di qualche
anno: entrambi, come testimonia Villani, furono istigati con munifici
doni, da Mastino II della Scala, a gareggiare nell'arte musicale. Negli
stessi anni era attivo in questa corte anche Magister Piero, come
emerge dalla presenza, nei testi dei tre compositori, di nomi, luoghi e
circostanze che alludono ad esperienze comuni in area scaligera. Per
esempio il nome ANNA, che compare net brano di Jacopo O dolce
appres' un bel perlaro (il perlaro — 'celtis australis'
ovvero 'bagolaro spaccasassi' nella denominazione volgare —
è un albero che cresce lungo le rive dell'Adige), ricorre due
volte nelle composizioni di Piero e ben quattro in quelle di Giovanni.
Analogamente il nome MARGHERITA con il quale si chiude il madrigale Sì
come al canto de la bella Iguana (animale fantastico che si aggira
in area veneta), musicato sia da Jacopo che da Piero, si riferisce con
molta probabilità alla figlia illegittima di Mastino II.
L'ambizione nutrita da Jacopo di affermare la propria
superiorità sui colleghi traspare in modo evidente dall'analisi
testuale di I mi son un, Vestissi la cornacchia — in
strata relazione con il madrigale Fra mille corvi di Giovanni
da Cascia — e Oseletto selvaggio il cui testo,
particolarmente caro al suo autore, viene utilizzato sia per un
madrigale a due voci che per una caccia a tre (quest'ultima versione
è quella che viene proposta nella presente raccolta). La sua
volontà di primeggiare sul piano poetico-musicale potrebbe
averlo indotto a cimentarsi, presumibilmente per primo, nella
composizione di madrigali a tre voci: In verde prato,
I'sentì ça, Sì com 'al canto, Sotto l'imperio.
Dopo il 1352 Jacopo sembra ritornare alla corte dei Visconti, stando ai
suggerimenti testuali forniti dai madrigali Sotto l' imperio, Tanto
soavemente (in cui il nome criptato di Isabella è associato
al volo di un uccello bianco) e Fenice' fu in quest'ultimo
l'immagine della tortora bianca, simbolo araldico di Gian Galeazzo
Visconti, induce a datare tale composizione, come probabilmente le
altre citate, a non prima del 1360, quando il giovanissimo duca
sposò Isabella di Valois. Analogamente il madrigale-caccia
politestuale Aquila altera/Creatura gentile/Uccel de Dio, si
riferisce ad un importante avvenimento milanese quale potrebbe essere
l'incoronazione dell'Imperatore Carlo IV avvenuta nel 1355 oppure il
citato matrimonio tra Gian Galeazzo e Isabella.
L'analisi della sua opera non ci suggerisce più nulla dopo il
1360, ma alcuni documenti ci fanno ipotizzare che Jacopo da Bologna sia
vissuto anche successivamente a questa data: nella lista dei Debitori
e Creditori (1372-1373) della Compagnia dei Laudesi di
Orsanmichele, al foglio 17v si legge «iachopo da Bolongnia viene
a stare cho' noi a dì i di febraio per L. iii il mese».
Infine tra il 1378 e il 1386 viene menzionato, in qualità di
«minister de salteri» un certo «Jacobo de
Bolunga» o «Jaquet de Bolunya» presso la corte
Aragonese di Spagna. Un'informazione ulteriore ci proviene, infine,
dalla miniatura che lo ritrae al foglio 7v del Codice Squarcialupi;
seduto, con un libro tra le mani, in una elegante veste purpurea con un
copricapo da cui fuoriescono folti capelli biondi, Jacopo non sembra
fosse uomo di chiesa, come invece lo furono, stando ai panni
ecclesiastici che indossano, la maggior parte dei musicisti ritratti
nello stesso codice.
Le composizioni di Jacopo da Bologna ebbero una gran diffusione, furono
riportate in nove diversi manoscritti (recentissima la scoperta di
alcuni frammenti in striscioline di pergamena nell'incunabolo della
Biblioteca del Dottorato dell'Università degli Studi di Perugia,
Inv. 15755 N.F.) e della loro fama si hanno anche prove indirette: il
madrigale Aquila altera/Creatura gentile/Uccel di Dio, ad
esempio, viene citato nel sonetto XXV del Saporetto — un poemetto
di Simone Prudenzani (1355ca.-1440 ca.) — come una delle
composizioni intonate dal giullare Sollazzo:
«Una arpa fu adducta assai reale
Ove Solaço fe la dolce çera [musicato da
Bario-lino da Padova]
Ucel di Dio con Aquila altera [Jacopo da Bologna] Verde
buschetto e puoi Imperiale [Bartolino da Padova]
Agniel so' bianco [Franco Sacchetti /Giovanni da Cascia] et anco 'l
Pelegrino. [Franco Sacchetti / Nicolò da Perugia]
Infine nel Codice di Faenza (Biblioteca Comunale, MS 117), databile
nella prima metà del XV secolo, compaiono le rielaborazioni
strumentali di cinque madrigali di Jacopo dimostrando quanto le sue
composizioni fossero ancora vive nelle orecchie dei musicisti di
qualche generazione successiva a lui. Tra queste I me son un
è stata inserita nella nostra raccolta.
Nell'operare la selezione dei brani, due sono stati fondamentalmente i
criteri da noi seguiti: la scelta di una fonte di riferimento, per dar
voce a un momento preciso della vita dell'opera del nostro autore
(evitando quindi il più possibile il criterio antologico delle
fonti) e la decisione di privilegiare le composizioni a nostro avviso
musicalmente più interessanti e stilisticamente più varie.
Per quanto riguarda il primo criterio abbiamo optato per lavorare sul
Codice Squarcialupi, reso peraltro facilmente consultabile da una
accurata edizione in fac-simile — non senza esimersi da un'opera
di comparazione con le fonti parallele per sciogliere dubbi nel caso di
errori evidenti, lacune o per trarre indicazioni preziose legate alla ficta.
Si tratta di un codice - la cui datazione oscilla tra il 1410 e il 1440
— che raccoglie 352 tra madrigali, cacce e ballate di compositori
del Trecento e di maestri ancora attivi all'inizio del secolo
successivo. Tutte le opere sono in volgare, sono suddivise per autore,
secondo un chiaro ordine cronologico e, all'interno di ogni sezione,
sono ordinate tendenzialmente per generi. L'intento antologico ed
enciclopedico della sua compilazione è evidente. Per quanto
riguarda la sezione dedicata alle composizioni di Jacopo, essa contiene
ventisete madrigali, di cui sei unica, e una caccia (Uselleto
selvaggio). È interessante notare come 25 del 28 brani ivi
raccolti sono notati con la cosiddetta notazione italiana,
caratterizzata, tra le altre cose, dalla presenza del punctum
divisionis, un elemento che scandisce le divisiones che
fissano la suddivisione dell'unità immutabile della Breve. Le
composizioni di Jacopo presentano diverse combinazioni di divisiones:
octonaria / duodenaria (10); octonaria / senaria perfecta
(4); senaria perfecta / senaria perfecta (3); senaria
perfecta / duodenaria (2); senaria imperfecta / duodenaria (2);
octonaria / octonaria (2); duodenaria / novenaria (1); senaria perfecta /
octonaria (1), con una netta prevalenza dell'alternanza di octonaria
e duodenaria tra la prima e la seconda sezione di madrigali e
cacce. Si tratta di una notazione che venne via soppiantata dalla
cosiddetta Longanotation di ispirazione francese, con la quale
è notato invece il repertorio più tardo all'interno dello
stesso manoscritto. Questo elemento, accanto alla presenza frequente di
un altro arcaismo notazionale, le ligature di note di uguale altezza,
sembra dimostrare l'attenzione con la quale i copisti di questa silloge
cercarono di rintracciare, come modello, fonti musicali autorevoli,
forse più vicine all'originale. Il loro intento non era
evidentemente quello di 'tradurre' nella notazione ormai corrente
all'epoca della stesura materiale musicale precedente, ma piuttosto
quello di riportarne fedelmente le caratteristiche notazionali
originarie.
Nella nostra raccolta abbiamo tratto alcuni brani da altre sillogi per
motivi diverse :
— in alcuni casi si tratta di brani che non sono presenti nel
Codice Squarcialupi, come il madrigale In su' be' fiori e la
caccia Per sparverare, e i quali abbiamo utilizzato il Codice
Panciatichiano 26 (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale);
— in altri casi si tratta di madrigali che ci interessava
eseguire nella versione a tre voci e che in Squarcialupi vengono
riportati a due voci: si tratta di In verde prato, Sì chome
al chanto dal Codice Panciatichiano 26 e I' sentì
ça dal Codex Reina (Paris Biblliotéque. Nationale,
nouv. Acq. frq. 6771);
— abbiamo inoltre utilizzato il Codice Panciatichiano per Aquila
altera/Creatura gentile/Uccel di Dio in quanto abbiamo ritenuto
interessante la ripetizione della seconda sezione con l'aggiunta dell'ouvert
e clos, assente in Squarcialupi;
— infine per O dolce apresso un bel perlaro abbiamo
preferito ancora una volta la versione del Codice Panciatichiano 26,
per la scelta del c6 o-pista di utilizzare la notazione italiana (si
tratta di uno dei tre casi notati in Squarcialupi in Longanotation).
CLAUDIA CAFFAGNI